Il
bosone di Higgs
Come non parlare, in un
libro di scienza che tratta curiosità e nozioni interessanti, di quella che è riconosciuta
come la “Particella di Dio”?
Ovviamente non si può
ma è anche difficile trovare un modo corretto per avvicinarci ad un argomento
tanto complesso, definire il Bosone di Higgs richiederebbe dei tecnicismi che
abbiamo solo sfiorato in questo testo e che quindi potremmo non padroneggiare
abbastanza, ben più utile sarebbe capire perché è così importante e quindi
derivarne una spiegazione più pratica che non fisica di questa fantomatica
particella.
Il Bosone di Higgs,
come sempre, è la risposta teorica ad una domanda nata dalla necessità di
descrivere tutto l’insieme delle interazioni conosciute attraverso un Modello
Standard, universale, cioè unificare il modo di descrivere come tutte le
particelle interagiscono fra loro.
Proposito lodevole e
logico ma che nasconde una falla piuttosto grave, spesso nelle leggi (alcune
delle quali le abbiamo anche viste) fanno fatica a comparire le masse, come se
fosse necessario che le particelle non debbano avere massa.
Questa considerazione è
palesemente smentita dalle conoscenze che abbiamo, gli elettroni hanno massa,
così come i protoni e tante altre.
La stampella creata ad
arte è proprio il Bosone di Higgs.
Una particella
subatomica che giustifica l’esistenza di un Campo di Higgs entro cui alcune
particelle acquisiscono massa ed altre no o almeno lo fanno in misura diversa.
Gli scienziati del CERN
hanno spiegato questo meccanismo usando una semplice analogia, pensiamo al
campo di Higgs come si fa con un party con molti invitati (bosoni).
Quando entra nella
stanza un Vip tutti i partecipanti si accalcheranno vicino a lui, rallentandone
l’avanzata ma regalandogli “massa”, perché si addensano nelle sue vicinanze
attirando altra attenzione ed un certo impedimento al movimento.
Questa perdita di
velocità, di energia, non sarebbe una dispersione nel nulla ma un’acquisizione
di massa (del resto, Einstein, aveva in qualche modo legato energia, massa e
velocità).
Se si trovasse ad
entrare il facchino della pizzeria, molto probabilmente, l’unico ad andargli
incontro sarebbe il più affamato nella sala.
Se il Bosone di Higgs
esistesse, ci sarebbe la perfetta compensazione al problema delle masse delle
particelle, se invece fosse un buco nell’acqua allora parte della fisica
sarebbe da rivedere perché non esattamente corretta.
Il metodo usato per
verificarne l’esistenza è quello di accelerare protoni a velocità prossime a
quella della Luce per poi farli collidere, da questi urti si generano molte
particelle con proprietà note ed individuabili, li dove dovrebbe registrarsi
una anomalia potrebbe nascondersi il bosone di Higgs.
Il CERN ha realizzato
un esperimento di questo tipo riuscendo a ricreare una situazione simile a
quella vissuta nell’Universo negli istanti subito successivi al Big Bang ed in
cui si è osservata l’esistenza di una particella di proprietà compatibili con
quelle che dovrebbe avere la “particella di Dio”.
Dopo circa un anno, nel
2013, di analisi dei dati è stata confermata l’esistenza del Bosone di Higgs e
ne è stata quantificata la massa, questa scoperta oltre le innumerevoli
implicazioni fisiche ha, giustamente, portato al massimo riconoscimento, con 50
anni di attesa, per il suo Teorizzatore, il Premio Nobel.
L’esempio di Higgs è
indicativo di come un’idea possa vivere decenni di incertezza prima di vedere
una conferma o una smentita definitiva, a volte non basta una vita per ottenere
risultati soddisfacenti.