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venerdì 5 dicembre 2014

La Punizione di Roberto Carlos - Magia?...Holly e Benji?...No, aerodinamica...



Salto indietro nel tempo, Giugno 1997.
Torneo di preparazione ai mondiali di Francia 98 con amichevole di lusso fra quelle che si sarebbero incontrate, di li ad un anno, nella finale.
Punizione dai 35 metri in posizione semi-centrale anche se leggermente spostata verso destra, sul pallone arriva Roberto Carlos, famoso per il suo sinistro e per quel modo di calciare alla brasiliana con le famose 3 dita esterne del piede.
La cosa sembrò subito strana perchè di solito le punizioni si vedono tirate di interno a girare, magari di collo pieno se si vuole puntare sulla potenza ma di esterno è roba veramente rara.
Invece contro ogni previsione il 6 verdeoro prende la rincorsa, tira una bordata a tutta gamba che almeno per i primi 15 metri di avanzamento non sembra destinata a finire nemmeno vicino alla porta di Barthez.
Un angolo completamente sbagliato, palla che viaggia dritta dritta verso il fondo.
Poi avviene quello che ha reso famosa quella partita altrimenti insignificante, il pallone inizia a curvare in modo deciso, rientrando verso la porta ed insaccandosi in modo imparabile.
Una cosa vista solo giocando con il Super Tele, un pallone che se calciato piano diventava imparabile, calciato forte viaggiava nel tempo.
Venendo al succo del discorso, cosa c'è di misterioso in questo episodio?
Sostanzialmente niente e tutto...niente perchè ci sono un mare di principi fisici che si applicano al moto di un corpo e quindi anche a quello di un pallone, tutto perchè fino a quel momento non si era mai arrivati a scomodare la scienza per tentare di capire il mondo del calcio.
Se è vero che una partita inizia con il calcio d'inizio è altrettanto vero che quel gesto indica l'inizio dello studio della dinamica, con il suo primo principio.
Quindi non è fantascienza pensare ad una partita come una applicazione di buonissima parte della fisica di base, anche oltre la base.
Il tiro di Carlos in particolare tocca degli argomenti abbastanza poco conosciuti ma che sono di grandissima importanza in aerodinamica.
Possiamo riassumere tutto con l'effetto Magnuss e con i disturbi di scia.
Un corpo che si muove in un fluido risente di una forza resistente che si oppone al suo avanzamento e questo è l'effetto normale che ci si aspetta anche senza essere dei fini conoscitori del mondo e delle sue leggi.
Ma se la palla ruota su se stessa, quella di Roberto Carlos ruotava molto, avviene dell'altro.
Intorno al pallone ci sono dei flussi d'aria che impattano contro la sua superficie, quelli che assecondano il senso della rotazione lo faranno in modo più blando, quelli che sono contrari lo faranno in modo deciso.
Questo crea una differenza di pressione esercitata fra le due metà del pallone, una zona sarà sottoposta ad una alta pressione (A), l'altra no (B).

Questa condizione è come se spingesse la sfera verso la zona a minore pressione, deviandola dalla traiettoria rettilinea che ci si potrebbe aspettare.
Contestualmente a questo vanno considerati i disturbi in scia, un corpo che fende l'aria in qualche modo la rompe e l'accumula nella sua scia.
Se la rottura avviene a velocità elevate, si ha una scia turbolenta e disorganizzata che non ha un grande effetto resistivo rispetto al moto, quando la velocità si abbassa, la scia ha una conformazione laminare e questa accentua di molto la resistenza e di conseguenza anche l'effetto Magnuss.


Riassumendo tutto quando Roberto Carlos calcia il pallone lo indirizza volontariamente molto distante dalla porta, imprime una forte rotazione alla sfera.
Questa avanzerà a grande velocità per i primi metri quando resistenza e turbolenza in scia non sono di grande effetto.
Nel momento in cui si accentua il rallentamento allora cambiano le carte in tavola, i flussi d'aria in scia diventano laminari, la forza frenante dell'aria aumenta ed aumenta l'efficienza dell'effetto Magnuss.
Il pallone curverà decisamente in un breve lasso di tempo e di spazio lasciando senza parole portiere, spettatori e commentatori.

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