Vedete, io l'amavo. Era amore a prima vista, a ultima vista, a eterna vista!

lunedì 1 dicembre 2014

Meccanica Quantistica ed Amore...quando la fisica diventa sentimento



Nel tentativo di avvicinare il mondo scientifico alla vita di tutti i giorni è fin troppo facile concentrarsi su tutto quello che è ampiamente spiegabile con leggi e formule, compito più arduo è andare ad intaccare le "incertezze" che riguardano tutta la sfera dei sentimenti, del trascendente e delle emozioni.
Spesso si dice che l'amore è una questione di chimica, forse è vero, ma forse c'è qualcosa di più profondo che si traduce, solo come effetto misurabile e macroscopico, in ormoni, dopamina e chi più ne ha più ne metta.
Per capire dove voglio andare a parare bisogna introdurre un minimo di meccanica quantistica, prendendo per buono tutto quello che verrà detto per non dover affrontare formalismi eccessivi e complicati.
Partiamo da un dato abbastanza riconosciuto, ci addentreremo in cose addirittura "illogiche" al confine con il paranormale.
Il principio di indeterminazione di Heisenberg, pietra angolare dell'interpretazione di Copenaghen della MQ (meccanica quantisica), afferma che:

"Due grandezze canonicamente coniugate non possono essere misurate
contemporaneamente con precisione assoluta."

Questo significa che si introduce una incertezza statistica nelle rilevazioni del comportamento delle particelle, quando se ne va a rilevare una grandezza, ad esempio la velocità, inevitabilmente si introduce una incertezza su tutte le altre (momento, posizione, ecc...).

Il fatto di avere probabilità e non più certezze gettò un certo sconcerto nel mondo fisico e in molti (tra cui Einstein) iniziarono a produrre esperimenti teorici, paradossali, che potessero confutare questa visione "imperfetta" del mondo.
Particolarmente efficace fu il famoso esperimento EPR (Einstein, Podolsky, Rosen) che per molti anni rappresentò la falla della MQ.
Per farla breve il tutto consisteva nell'avere una coppia di particelle, generate da una singola particella madre, con identiche caratteristiche ma in moto con verso opposto rispetto al punto di partenza.
Con queste premesse sarebbe facile pensare che effettuare rilevamenti su grandezze differenti sulle singole particelle porterebbe ad avere misure certe su entrambe, aggirando il principio di indeterminazione.
Conoscendo la velocità da una e la posizione dall'altra si potrebbe costruire la traiettoria di entrambe, ad esempio.
In realtà interviene un nuovo concetto che potrebbe rivoluzionare tutto il modo di vedere le cose, quello che viene chiamato Entanglement quantistico o correlazione quantistica.
Come l'esperimento delle due fessure ha mostrato, nell'istante in cui si osserva una particella questa collasserà istantaneamente da onda per assumere il comportamento di corpuscolo, quindi il paradosso Epr ha senso se si da per assodato il fatto che l'osservazione di A non faccia collassare anche B.
In realtà quello che accade è esattamente questo, osservare una qualsiasi delle due particelle con relativo collasso della funzione d'onda porta all'istantaneo collasso dell'altra, come se fossero collegate fra loro.
Quindi la misura su una influisce anche sull'altra in pieno accordo con il principio di indeterminazione di Heisenberg.
Da questo arriviamo all'equazione, universalmente riconosciuta come la più bella della fisica cioè quella di Dirac che va a descrivere esattamente il fenomeno della correlazione.

“Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”.


A questo punto è facile cucire questa proprietà anche sulle persone, che per quanto sistemi complessi, possono essere viste sia come un insieme di materia derivante dalla stessa materia madre (se l'entanglement superasse il tempo oltre che lo spazio?...saremmo tutti correlati sia con un approccio evoluzionistico che religioso) ma anche come singoli individui che condividono un tratto di cammino e seppur separandosi restano correlati per sempre.
Immaginiamo di camminare per strada, di volgere lo sguardo proprio nella direzione giusta, dove c'è la persona giusta che ci fa provare l'emozione giusta, può essere semplicemente un caso?
O magari è un caso quantistico e cioè per Entanglement una nostra qualche particella possa riconoscere la sua gemella nell'altra persona e da li, con una serie di effetti a catena si arriva all'amore.
Potremmo anche essere noi stessi delle particelle di un macrosistema più grande, conservando la capacità di reagire a tutte quelle a noi correlate.

Forse si sta togliendo magia ai sentimenti ma preferisco pensare di donare un minimo di romanticismo alla fisica, cosa c'è di più profondo del sapersi riconoscere e dell'essere uniti oltre qualsiasi idea di spazio e di tempo?

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